Crolla il prezzo del petrolio a causa del lockdown in Cina

Continua il calo dei prezzi del petrolio a causa dei lockdown decisi dal governo cinese in alcune aree.

Il costo del petrolio è crollato raggiungendo i minimi da due settimane, aumentando le perdite già registrate nelle settimane scorse. A spingere in basso i prezzi sono le preoccupazioni che il sempre più lungo lockdown a Shanghai, e i probabili aumenti dei tassi in America, possano limitare il ritmo della crescita economica mondiale e la richiesta globale di carburanti. I problemi in Cina si aggiungono all’altra fonte di volatilità del mercato petrolifero provocata dalla guerra in Ucraina. Il conflitto ha fatto schizzare l’inflazione e l’Unione europea sta mettendo in campo misure per bloccare l’import del greggio dalla Russia. Tutto ciò potrebbe restringere il mercato e far crescere i costi. Alle ore 8.20 di questa mattina, il Brent scambiava a 102,42 dollari il barile, con un crollo del 3,54% e i future WTI in calo del 3,58% raggiungendo il prezzo di 98,42 dollari al barile. L’origine del fenomeno è, dunque, in Cina, dove aumentano i lockdown in varie città nell’ambito della strategia Covid-Zero. Pesanti le restrizioni introdotte anche ai residenti di un distretto di Pechino dove è stato introdotto l’obbligo di sottoporsi a tre giorni di test da lunedì, allo scopo di limitare un’ondata di casi di virus registrati nell’area. La richiesta di benzina come anche di diesel e carburante per aviazione è diminuita del 20% rispetto all’anno scorso. Questo fenomeno equivale ad un crollo del consumo del greggio di 1,2 milioni di barili ogni giorno.

Crolla il prezzo del petrolio a causa del lockdown in Cina

Dal lato dell’offerta, le compagnie energetiche americane hanno aumentato le piattaforme di petrolio e gas naturale per la quinta settimana consecutiva per far fronte ai prezzi aumentati e alle sollecitazioni da parte del Governo. Nel frattempo in Europa, il Caspian Pipeline Consortium (CPC) russo-kazako ha ricominciato le esportazioni complete dal 22 aprile, dopo l’aggiustamento degli impianti di carico. Anche la Libia dovrebbe riavviare la produzione dai campi chiusi già prossimi giorni. In ogni caso gli analisti prevedono un’interruzione del crollo dei prezzi in vista delle sanzioni sul petrolio russo. “Il prezzo del petrolio non dovrebbero andare al di sotto dei 90 dollari al barile per il potenziale divieto europeo sul greggio russo per la crisi in Ucraina”, ha spiegato Hiroyuki Kikukawa, direttore generale della ricerca presso Nissan Securities.

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