Covid-19, quanto dovremmo usare ancora le mascherine?

Mascherine all’aperto, al chiuso. Nei luoghi di lavoro, nei mezzi di trasporto, a scuola. In questi giorni, il governo, previa consultazione con i tecnici del ministero della Salute e con quelli della cabina di regia della gestione dell’emergenza Covid-19, deciderà se e come aggiornare le regole sull’utilizzo delle mascherine. L’aggiornamento dovrebbe entrare in vigore a partire dal primo maggio prossimo, e secondo le prime indiscrezioni la linea sarebbe ancora quella della massima prudenza: quindi protezioni ancora da indossare nei mezzi pubblici e sul luogo di lavoro. Ancora in forse, invece, le regole riguardanti cinema, teatri, negozi, supermercati e ristoranti. Nell’attesa di conoscere la decisione del governo, ecco un riassunto di quello che c’è da sapere sulla questione.

Cosa dicono le regole oggi

Al momento la situazione è questa. Il 31 marzo scorso, dopo due anni, è terminata l’emergenza epidemiologica dovuta alla pandemia da Covid-19, e il governo ha presentato un nuovo decreto che contiene le regole post-emergenza, relative soprattutto all’esibizione del green pass, che non è più richiesto per accedere alle attività di ristorazione all’aperto, alle attività sportive all’aperto e per usare il trasporto pubblico locale. Per le mascherine, invece, come già anticipato, c’è ancora da aspettare qualche giorno: fino al 30 aprile sarà dunque ancora necessario indossarle sempre in tutti i luoghi al chiuso.

Le evidenze scientifiche

Le prove dell’efficacia delle mascherine per arginare i contagi sono ormai abbastanza solide, anche se la risposta alla domanda varia in funzione di molti fattori: quale tipo, in che contesto vengono utilizzate, se sono indossate correttamente. Lo studio più ampio finora mai condotto sul tema, che ha coinvolto oltre 300mila persone in Bangladesh ed è stato pubblicato sulla rivista Innovation for Poverty Action Working paper, ha confermato che le mascherine chirurgiche sono efficaci nel contrastare il contagio da Covid-19, specie se unite al distanziamento sociale e alle altre regole di contenimento della pandemia. Per comprenderlo, gli autori del lavoro – afferenti alla Yale University e ad altri istituti di ricerca – hanno anzitutto coinvolto 340mila bengalesi con l’obiettivo di promuovere l’uso delle mascherine e di renderle maggiormente accessibili, per capire se interventi informativi mirati potessero aumentare l’adesione alla misura protettiva: i volontari, dunque, sono stati divisi in due grandi gruppi, di cui il soltanto il primo ha ricevuto mascherine gratuitamente (chirurgiche o di stoffa, tutte fatte di tre strati) e informazioni ripetute, nel corso del trial, sull’importanza del loro uso e su come indossarle correttamente. Oltre a valutare l’adesione alle misure, i ricercatori hanno anche monitorato la salute dei volontari, rilevandone eventuali sintomi e svolgendo periodicamente test per la presenza di anticorpi anti Sars-CoV-2. Incrociando i dati raccolti, e mettendoli insieme a quelli sulla prevalenza della malattia durante il periodo di osservazione, gli scienziati hanno infine notato che effettivamente gli interventi di comunicazione funzionano (nel gruppo “informato” l’utilizzo delle mascherine è triplicato) e soprattutto che le mascherine chirurgiche sono efficaci: i villaggi che le avevano ricevute hanno fatto registrare un calo dei contagi dell’11%, con un esito particolarmente favorevole negli over 60 (-35% dei contagi). Il discorso non vale, invece, per le mascherine di stoffa, il cui uso è associato a un calo molto più modesto dei contagi


Covid, le mascherine bagnate funzionano?


Quale tipo scegliere?

Vediamo allora quali sono i vari tipi di mascherine attualmente disponibili, e su quali bisognerebbe orientarsi. Le più filtranti in assoluto sono le N95, o Ffp2, che, quando indossate correttamente, riescono a bloccare il 94% circa delle particelle sospese nell’aria; inoltre possiedono delle fibre aggrovigliate che fungono da ulteriore filtro per i patogeni veicolati dall’aria. Subito dopo, ci sono le Ffp1, che, a parità di utilizzo, forniscono una copertura dell’80% circa, e poi le mascherine chirurgiche, meno filtranti ma, come abbiamo appena visto, piuttosto efficaci se usate correttamente. Le mascherine chirurgiche sono composte da 3 o più strati di materiale poroso, di tessuto non tessuto, e riescono a filtrare sia le goccioline di saliva di dimensioni maggiori di 5 micrometri trasmesse quando si tossisce o si parla sia quelle più piccole, il cosiddetto aerosol, di dimensioni minori a 5 micrometri. Infine, ci sono le mascherine “fatte in casa” o di due strati, tra cui quelle di cotone o di stoffa, che però risultano meno efficaci rispetto alle altre.

Via: Wired.it

Credits immagine: engin akyurt on Unsplash

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