Così crescere tra gli alberi aiuta lo sviluppo del cervello

Vivere tra gli alberi fa bene. Magari non come a Cosimo Piovasco di Rondò, il celebre protagonista de “Il barone rampante” di Italo Calvino. Eppure, secondo un gruppo di ricercatori dello University College London e dell’Imperial College chi trascorre molto tempo nelle vicinanze di boschi sviluppa migliori abilità cognitive ed è meno incline a sviluppare patologie comportamentali e mentali nel corso della vita. Lo studio è pubblicato su Nature Sustainability.

Ambienti naturali: tra spazi verdi e blu

L’urbanizzazione degli ultimi decenni ha visto diversi effetti collaterali legati soprattutto alla salute mentale. Si stima che, fra i bambini e gli adolescenti di Londra (dove è stato condotto lo studio), uno su 10 soffra di una malattia mentale clinica tra i cinque e i 16 anni, e i costi economici per le cure sono stimati tra le 11 mila e le 59 mila sterline all’anno per ogni persona. Secondo alcuni studi, ha ricordato Mireille Toledano dell’Imperial College London, a capo del lavoro, i benefici degli ambienti naturali per la salute mentale sono paragonabili all’influenza di fattori come la storia familiare, l’età dei genitori e il grado di urbanizzazione, ma sono considerati meno significativi, ad esempio, dello status socioeconomico dei genitori, ricordano gli autori.

Lo studio di oggi è stato condotto tra il 2014 e il 2018 su un campione di 3568 studenti appartenenti a 31 scuole inglesi, con età comprese fra i 9 e i 15 anni. Per calcolare il tasso di esposizione giornaliera di ogni adolescente agli spazi verdi (suddivisi in boschi, prati e parchi) i ricercatori hanno usato dati satellitari per misurare le distanze dalla loro abitazione e dalla scuola (entro 50m, 100m, 250m e 500m). La salute mentale degli adolescenti e il benessere generale sono stati valutati attraverso questionari relativi a problematiche emotive e di condotta, iperattività e problemi tra pari.

I risultati hanno evidenziato che una maggiore esposizione giornaliera ai boschi (ma non ai pascoli o ai campi) era associata a punteggi più alti nello sviluppo cognitivo, e a un rischio inferiore del 16% di incorrere in problemi emotivi e comportamentali nei due anni successivi. Un effetto simile ma più piccolo è stato visto per gli spazi verdi in generale, mentre nessun effetto è stato riscontrato per gli spazi blu – ovvero fiumi, laghi e mare – comunque poco rappresentati nel campione.

Spazi verdi, perché fanno bene alla salute

“Questi risultati contribuiscono alla nostra comprensione dei tipi di ambiente naturale come un importante fattore protettivo per lo sviluppo cognitivo e la salute mentale di un adolescente e suggeriscono che non tutti i tipi di ambiente contribuiscono allo stesso modo a questi benefici per la salute” dice Mikaël Maes, dottorando dello University College London (Ucl) e dell’Imperial College London School of Public Health, e primo autore dello studio. “Il bagno nella foresta, per esempio (essere immersi nella vista, nei suoni e negli odori di una foresta), è una terapia di rilassamento che è stata associata a benefici fisiologici, sostenendo la funzione immunitaria umana, riducendo la variabilità della frequenza cardiaca e il cortisolo salivare, e con vari altri benefici psicologici. Tuttavia, le ragioni per cui sperimentiamo questi benefici psicologici nel bosco rimangono sconosciute”.

Alcune ricerche suggeriscono che gli spazi verdi possano indurre cambiamenti strutturali nel cervello, tra cui un aumento della materia bianca e grigia, così come alcuni cambiamenti positivi nell’amigdala, che aiuta a controllare le emozioni. “Una possibile spiegazione per i nostri risultati è che l’esposizione visiva e uditiva alla vegetazione e all’abbondanza di animali fornisce benefici psicologici, fattori entrambi presenti in maggiore abbondanza nei boschi” ha aggiunto Kate Jones della Ucl e coautrice dello studio.

I limiti e le possibili applicazioni dello studio

Va detto che lo studio non è privo di limiti, a partire dal presupposto che vivere o andare a scuola vicino agli ambienti naturali significhi una maggiore esposizione ad essi, il che potrebbe non essere sempre vero. Inoltre, una percentuale considerevole dei partecipanti (il 52,21%) aveva genitori con un’occupazione manageriale, e quindi – ammoniscono i ricercatori – gli adolescenti dei gruppi socioeconomici meno favorevoli potrebbero essere sottorappresentati e gli alunni con bisogni speciali potrebbero essere colpiti in modo diverso rispetto ai loro coetanei.

Al netto dei limiti, da approfondire, dello studio, i ricercatori ritengono che studi come questo dovrebbero essere considerati attentamente prima di prendere decisioni di pianificazione urbana, poiché considerare e selezionare attentamente il tipo di ambiente naturale incluso è necessario per ottimizzare i benefici dell’ecosistema sullo sviluppo cognitivo e sulla salute mentale degli abitanti.

Riferimenti: Nature Sustainability

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