Cosa rivelano di noi baci e abbracci nelle opere d’arte

Ci avete mai fatto caso? Quando ci scambiamo un bacio romantico, tendiamo a inclinare la testa verso destra, mentre negli abbracci ci rivolgiamo più spesso a sinistra. Ma anche se ci fosse coscientemente sfuggita, questa innata preferenza è qualcosa che abbiamo ben chiara in realtà, che ci è “familiare”, dal momento che è trasposta anche nell’arte, dai dipinti rinascimentali fino a opere contemporanee. A raccontare tutto questo è un nuovo studio dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, pubblicato sulla rivista Laterality.

Baci e abbracci, movimenti non casuali

Il cervello umano è “lateralizzato”, il che significa che diverse funzioni cognitive ed emotive si trovano in diverse aree cerebrali. Per esempio, il lato destro del cervello è associato all’elaborazione delle emozioni. Questo potrebbe spiegare perché, negli abbracci, che coinvolgono un forte legame emotivo, incliniamo la testa a sinistra: l’emisfero destro, che controlla il lato sinistro del corpo, si attiva durante gli stati emotivi, influenzando questa preferenza. Al contrario, la tendenza a inclinare la testa verso destra durante un bacio è probabilmente legata a preferenze motorie sviluppate fin dalla prima infanzia, già da neonati e ancor prima addirittura. Che avessimo una preferenza per questo lato è noto da tempo: qualche anno fa, per esempio, uno studio su Scientific Reports riportava risultati analoghi (su una popolazione non occidentale, ovvero in Bangladesh). I ricercatori in quel caso collegavano la preferenza alla dominanza degli arti (soprattutto di chi dava avvia al bacio), a una possibile diversa distribuzione dei neurotrasmettitori nei due emisferi ma anche all’influenza di norme culturali.

Le testimonianze nell’arte

Nel nuovo studio, i ricercatori, coordinati da Luca Tommasi, dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, hanno analizzato 103 dipinti, confermando l’esistenza di una preferenza laterale durante il bacio e l’abbraccio anche nelle opere d’arte in circa due terzi dei casi esaminati. La maggior parte dei dipinti apparteneva al periodo che va dall’Alto Rinascimento all’arte contemporanea, e in tutti i casi i comportamenti rappresentati erano distinguibili in termini di lateralità e venivano messi in atto da due personaggi adulti.

I ricercatori hanno anche chiesto a un gruppo di volontari di esprimere delle preferenze, scegliendo tra le versioni originali dei dipinti o le loro versioni speculari. Piacevano di più le prime, per un fattore che i ricercatori riconducono alla famigliarità delle scene viste, spiegano. “Le opere d’arte offrono uno specchio della nostra architettura neuropsicologica, immortalando per sempre comportamenti che molto probabilmente sono stati trasmessi attraverso i geni e potrebbero comportare qualche vantaggio a livello di evoluzione”, ha commentato Tommasi.

Foto: x ) su Unsplash

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