Contro i cambiamenti climatici costruiamo dei “rifugi” per gli insetti

Il cambiamento climatico, lo sappiamo, minaccia moltissime specie, con l’aumento della temperatura e gli eventi estremi che stanno mettendo in ginocchio interi ecosistemi. Tra le vittime più colpite ci sono gli insetti che, a causa delle loro ridotte dimensioni corporee e del fatto che la maggioranza è ectotermica (cioè la loro temperatura dipende dall’ambiente esterno), stanno già subendo un rapido declino sia nelle zone tropicali sia negli ecosistemi temperati. A lanciare l’allarme è oggi un gruppo di scienziati di 19 Paesi, tra cui l’Italia, in un articolo pubblicato su Ecological monographs. Se vogliamo costruire un futuro basato su ecosistemi sani e funzionali per tutti, sottolineano gli studiosi, dobbiamo tutelaregli insetti, perché ne sono i pilastri.

Insetti,

Uno dei problemi più preoccupanti è infatti la perdita di biodiversità, che mette a rischio i servizi offerti da ogni ecosistema. La gravità del fenomeno è evidente già oggi, poiché gli insetti a rischio forniscono importanti servizi tra cui l’impollinazione, il controllo dei parassiti e il riciclo dei nutrienti. “Dobbiamo immaginare la biodiversità – spiega a Galileo Mauro Gobbi, entomologo del Museo delle scienze di Trento, tra gli autori dell’articolo – come una rete a maglie sottilissime in cui ogni nodo è una specie vivente. Gli insetti sono tra le componenti dominanti, in termini di numero di specie e di individui, e hanno diversi ruoli. Pensiamo solo ai processi di impollinazione, fondamentali per la riproduzione di grandi quantità di piante, comprese frutta e verdura di cui ci nutriamo. Hanno poi un ruolo come degradatori delle sostanze organiche e di scarto e ci sono molti insetti predatori che si alimentano di specie infestanti. È quindi chiaro che, nel momento in cui eliminiamo qualche nodo, questa rete diventa meno robusta. La situazione è già compromessa da variabili come l’agricoltura intensiva, l’inquinamento di suolo e aria e quello luminoso, e l’introduzione di specie esotiche: i cambiamenti climatici non fanno che peggiorarla”.

Cambiamenti climatici, chi vince e chi perde

In più, tutto ciò può aumentare gravità, incidenza e diffusione di malattie trasmesse da alcune specie di insetti. Il riscaldamento globale allunga infatti la stagione delle trasmissioni e amplia le aree geografiche in cui determinate malattie sono diffuse. “Quando parliamo di cambiamenti climatici – continua Gobbi – ci sono specie vincitrici, specie neutre e specie perdenti. A trarne vantaggio sono in generale quelle che vivono in ambienti caldi e umidi. L’aumento delle aree calde, infatti, fa sì che insetti come la zanzara tigre o altre specie invasive trovino nuove zone da colonizzare a latitudini più elevate, oppure specie che già vivono qui riescono ad aumentare la loro densità di popolazione, come le locuste”.

Troppo caldo: anche gli insetti devono emigrare

Quando la temperatura aumenta oltre una certa soglia ottimale, negli insetti si verificano calo della fertilità, ridotta capacità di dispersione, minore forma fisica e interruzione dello sviluppo, fino a un aumento della mortalità. Intere popolazioni sono quindi a rischio di estinzione, a meno che non riescano a spostarsi geograficamente e adattare i loro modelli di comportamento alle nuove condizioni climatiche. Tuttavia più della metà delle specie potrebbe non riuscire a spostarsi abbastanza velocemente per evitare l’estinzione, mentre la perdita degli habitat a causa delle attività umane ostacola l’espansione dei loro areali, aggravando l’impatto del cambiamento climatico. Il riscaldamento inoltre non è omogeneo: le zone polari e boreali, quelle ad alte latitudini e i climi temperati si riscaldano più velocemente rispetto a quelli tropicali e subtropicali. Allo stesso modo l’inverno è la stagione che maggiormente subisce il riscaldamento, il che determina ad esempio un aumento dei parassiti, sui quali la stagione fredda esercita una funzione di controllo.

Anche gli eventi estremi travolgono gli insetti

Dall’altro lato c’è anche il problema degli eventi estremi, in aumento sia di frequenza che di intensità e durata. Le ondate di calore, ad esempio, sono particolarmente dannose per gli organismi ectotermici come gli insetti, che sempre più spesso si ritrovano esposti a temperature letali. Inoltre anche la siccità impatta sugli ecosistemi, ad esempio alterando la concentrazione di nutrienti nelle piante, con effetti dannosi sugli erbivori che se ne nutrono e, di conseguenza, su piccoli mammiferi, rettili, anfibi e uccelli che a loro volta si cibano degli insetti.

Allo stesso tempo, mentre indeboliscono le piante, caldo e siccità favoriscono la crescita dei parassiti, come abbiamo visto per il bostrico tipografo nelle nostre foreste. Infine, se non bastasse, ci sono piogge estreme e alluvioni, che causano annegamenti e allontanano gli insetti dalle loro piante, oltre ad alterare le proprietà fisico-chimiche del suolo, come il PH e il livello dell’ossigeno, colpendo gli insetti che ci vivono.

Tutelare gli insetti con i rifugi microclimatici

Cosa possiamo fare concretamente? I ricercatori sottolineano la necessità di maggiori investimenti, non solo sul legame tra insetti e cambiamento climatico ma anche sulle ripercussioni sugli ecosistemi. È importante poi capire fino a che punto le proprietà del paesaggio possono aiutare gli insetti. “La strada sulla quale investire – afferma Gobbi – sono i rifugi microclimatici, cioè aree che fungono da rifugio per le specie più sensibili, come gli impollinatori. Si tratta ad esempio di siepi (che hanno anche un ruolo frangivento e antigelo), di aree gestite a prato e aree boscate. Vale anche per il paesaggio agricolo, che sta diventando un deserto faunistico a causa delle monocolture: è importante favorire la presenza di siepi attorno i campi, filari di alberi e porzioni di bosco, che permettono il mantenimento di condizioni microclimatiche idonee alla sopravvivenza. Nel centro-nord Europa i rifugi sono noti da anni, mentre in Italia siamo ancora un po’ indietro”.

Ci sono infine gli ambienti montani, di cui si occupa Gobbi. La maggior parte degli insetti che vivono qui sono adattati ad ambienti freddi, quindi per sopravvivere dovranno spostarsi a quote più elevate. “Il problema – spiega lo studioso – è che le montagne hanno uno sviluppo a cono, quindi alzandosi di quota prima o poi la montagna finisce e si restringe la superficie di habitat abitabile”. Quali aree di rifugio allora per questi insetti? Individuarle non è facile, conclude il ricercatore: “In alta quota, ad esempio, abbiamo osservato che nelle zone a permafrost il ghiaccio sta fondendo più lentamente rispetto ai ghiacciai e gli insetti che le colonizzano hanno un rischio di estinzione più basso, quindi qui potenziali aree di rifugio potrebbero probabilmente aiutare”.

Riferimenti: Ecological monographs

Credits immagine: Daniel Klein on Unsplash

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