Scoperti anche resti di flora e fauna di epoca romana oltre ad una brocca d’Aquitania.
Un gruppo di scienziati ha realizzato una scoperta eccezionale nel sito archeologico di Lucus Asturum, situato a Llanera, nelle regione spagnola delle Asturie. L’esperta Esperanza Martín e la squadtra di ricercatori hanno realizzato gli scavi nella tenuta La Castañera, concentrandosi su un pozzo già identificato in precedenza, portando alla luce una serie di reperti molto interessanti. Esperanza Martìn e i colleghi si sono calati nel pozzo dell’antico insediamento dove hanno scoperto numerosi materiali. Tra i tanti ritrovamenti a spiccare è una scarpa di epoca romana finemente decorata, oltre ad alcuni bicchieri e delle brocche. Un altro reperto interessante è una brocca d’Aquitania del primo secolo. Nello scavo del pozzo, sono stati estratti anche resti di legno e alcuni campioni di flora e fauna. La suola della scarpa è giunta ai giorni nostri in ottime condizioni con ancora la presenza di scanalature antiscivolo. L’eccezionale grado di conservazione è dovuto al fango e all’acqua che hanno mantenuto l’ambiente senza ossigeno impedendo la degradazione dei reperti.

Esperanza Martìn
L’area era indicata come Lucus Asturum – che potremmo tradurre come Bosco delle Asturie – ed era stata citata come “mansio” dall’Anonimo di Ravenna in alcuni documenti risalenti al VII secolo. Una funzione che aveva conservato per lungo tempo. All’epoca dell’Impero Romani, il nome “mansio” derivava dal latino “mansus” e veniva usato per indicare una sosta posta su una strada. Queste soste erano gestite dal governo centrale ed avevano la funzione di punti di ristoro e “stazioni di servizio” per i viandanti. Le “mansio” venivano gestite da un funzionario indicato con il nome di “mansionarius.” E il Lucus Asturum aveva un’importanza fondamentale nella rete stradale dell’epoca nelle Asturie. Da questa area, infatti, partiva una strada che collegava la regione con la Cantabria, mentre un’altra arteria stradale conduceva ad Asturica Augusta (Astorga), seguendo la celebre Vía de La Carisa.

Esperanza Martìn
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