Anche i maiali fanno pace grazie all’aiuto di qualcuno, così

I maiali sono empatici, hanno la capacità di immedesimarsi nelle emozioni degli altri individui. Non solo: la condivisione sociale e l’appartenenza ad un gruppo è di vitale importanza e creano forti legami con i loro simili. Ma quando si vive in gruppo è inevitabile a volte che si creino anche conflitti che, se non risolti, posso influenzare le dinamiche sociali. E i maiali lo sanno, visto che hanno sviluppato diverse strategie con cui fare pace, al bisogno. Il team di Giada Cordoni e Ivan Norcia dell’Università di Torino spiega oggi come su Animal Cognition.

Le strategie di pace nel regno animale

“Questo studio nasce perché sia io che il professor Norcia siamo primatologi, in passato abbiamo studiato la gestione dei conflitti nei primati. Con questo ultimo lavoro volevamo comprendere l’evoluzione del processo e l’eventuale presenza di fenomeni di convergenza evolutiva, viste le elevate capacità cognitive dei suini” dichiara a Galileo la ricercatrice Cordoni.

Gli animali adottano diverse strategie per risolvere un conflitto, ricordano gli esperti. Per esempio due ex avversari, soprattutto se amici o strettamente imparentati, possono spontaneamente, dopo pochi minuti dopo la fine del conflitto, ritornare in contatto per riparare il loro rapporto sociale. Parliamo in questo caso di riconciliazione. A volte invece è necessario l’intervento di un terzo individuo, estraneo al conflitto. In questo caso si parla di riconciliazione triadica e ne esistono diverse sfumature. Possono infatti essere la vittima o l’aggressore che si avvicinano ad un terzo individuo per richiedere aiuto (affiliazione triadica sollecitata) o il terzo esemplare si avvicina spontaneamente a uno dei due animali contendenti (affiliazione triadica non sollecitata).

E i maiali, come si comportano quando litigano? Sfruttano, e in che modo, le loro abilità cognitive per fare pace? Si fanno aiutare dai parenti? Per capirlo i ricercatori hanno condotto uno studio su un centinaio di maiali in un allevamento semi-libero, registrandoli (in video) per sette mesi.

La pace nei maiali

I risultati dimostrano chiaramente che i suini adottano diverse strategie per risolvere i conflitti, dalla riconciliazione all’aiuto di una terza parte, ma la presenza di questo terzo individuo ha effetti differenti su vittima e aggressore e a seconda che intervenga spontaneamente o che venga sollecitato.

Parlando di riconciliazione, questa tra suini avviene più frequentemente tra individui che non hanno stretti legami di parentela. ”La riconciliazione si verifica per ristabilire una situazione di equilibrio, di tolleranza di base che consente la cooabitazione a tutto il gruppo. Negli individui strettamente imparentati questa dinamica si verifica automaticamente, non sono necessari contatti affiliativi tra gli esemplari”. A volte invece capita che le vittime dopo un conflitto si avvicinino a un individuo con cui hanno un legame di parentela, per ridurre le possibilità di ulteriori aggressioni, coinvolgendo di fatto un terzo soggetto. Ma nella maggior parte dei casi i ricercatori hanno osservato che il terzo individuo non collabora e di conseguenza il livello di ansia nella vittima non cambia.

Le cose cambiano però nel caso in cui il terzo individuo intervenga spontaneamente: negli aggressori si riducono i livelli dei successivi attacchi e nelle vittime si riduce l’ansia. “Cognitivamente questo comportamento può essere spiegato con la capacità dei maiali di percepire lo stato emotivo degli altri individui – riprende la ricercatrice – Generalmente l’esemplare che interviene è strettamente imparentato, regola l’omeostasi del gruppo, lo riporta a uno stato di tranquillità ed evita che i conflitti si estendano all’interno del gruppo quindi indirettamente riceve un beneficio”.

Riferimenti: Animal Cognition

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